Il cane a cui più si addice la definizione di “multi-start” che significa “tenuto alla catena” è un mastino tibetano, come pure è un mastino tibetano il leggendario ERLANG, protagonista del “I giorni ruggenti del cane”.
Si tratta, in entrambi i casi, di un cane dal carattere feroce, tanto che un soggetto adulto è in grado di combattere da solo contro tre lupi ed averne la meglio.
Questo mammifero è dotato di un quoziente intellettivo molto alto, possiede una buona capacità di giudizio e di memoria ed è in grado di prevedere terremoti, valanghe e altre calamità naturali.
Si dimostra molto ostile nei confronti degli estranei ma nella mentalità collettiva esso è considerato alla stregua di una divinità mentre la gente di campagna lo eleva al rango di simbolo nazionale.
Secondo l’esperienza di Fushoutieer, noto proprietario di mastini tibetani, molti cani di grossa taglia sono in possesso di un pedigree ma solo pochi possono essere considerati “mastini originali”.
Di conseguenza occorre segnalare che in questi ultimi anni, questa razza corre un serio pericolo di estinzione.
Intorno agli anni ’80 del secolo scorso,a Henan si è fatto molto per proteggere la razza del mastino tibetano cercando di impostare un sistema di controlli per quanto riguarda la riproduzione e l’ottimizzazione della razza.
Negli ultimi 20 anni i controlli si sono moltiplicati e hanno raggiunto quasi ogni angolo dell’Altopiano, da Qinghai, Gansu e Sishuan Aba a Ganzi.
È stato anche creato un centro di ricerche che ha dato origine ad un esemplare da riproduzione di base, stabilendo gli standard nazionali di qualità del mastino tibetano.
Tutto ciò è stato possibile grazie all’incessante attività di Wang Zhankui considerato il “padre del mastino tibetano” alla cui tutela ha dedicato gran parte delle sue energie.
Tutto inizia nel 1980 quando Wang Zhankui visitando città e villaggi di Gongyi City, incontra i cani che vivono in quelle zone.
Più tardi, all’inizio del 1986, Wang Zhankui ascolta le leggende antiche e magiche che gli abitanti del posto si tramandano di generazione in generazione. In questi racconti i cani sono sempre presenti e
giocano ruoli importanti; nasce così in lui un vivo interesse per conoscere più a fondo queste creature.
Così, pochi mesi dopo, egli parte alla volta dell’Altopiano tibetano in cerca del leggendario mastino. Per la prima volta incontra il popolo tibetano e si trova ad affrontare le asperità di un ambiente naturale duro e
selvaggio, ma il male peggiore è rappresentato dal “mal di montagna” dato che i villaggi raggiunti si
trovano tutti a diverse migliaia di metri di altitudine.
Wang Zhankui incontra le prime difficoltà già nel trovare un’auto a noleggio ma comunque riesce a
tornare a Henan in possesso di un primo lotto di 20 esemplari di mastino tibetano però solo 5 di questi
cani risulteranno in grado di soddisfare i requisiti stabiliti dal Centro di Ricerca Centrale.
Così, per migliorare ulteriormente l’attività della selezione della razza, Wang Zhankui ritorna in Tibet.
Durante questo secondo viaggio, si ritrova ad attraversare valli, fiumi e a scalare montagne, a volte, nel bel mezzo di una tempesta di neve. Sovente, ricordando quei giorni, egli dice: “ per cercare il mastino
tibetano ho rischiato di perdere la vita”.
Nell’aprile del 1986 Wang Zhankui, insieme ad altri uomini d’affari, decide di avventurarsi su per l’Altopiano alla ricerca del mastino tibetano.
A più di 4800 metri sul livello del mare, l’aria è rarefatta e le temperature cambiano in fretta. Mentre il sole splende su un mare di neve, il loro corpo trema dal freddo ma, racconta Wang Zhankui, “in tutto
quel gelo ho sentito la presenza del mastino, e la sensazione è stata talmente intensa che freddo, fame e fatica sono scomparsi in un attimo”.
Mr.Wang Zhankui,Tibet Anno 1986
Nei suoi ricordi fa anche riferimento ad un’altra drammatica esperienza vissuta nel novembre del 1996 su una montagna a più di 4800 metri di altitudine. In quell’occasione le ruote della jeep rimasero bloccate
dal ghiaccio, il termometro segnava -20 e Wang Zhankui, incurante del freddo, cercò di scendere dal carro ma non riuscì a muoversi. Improvvisamente cadde, scivolò su una pietra e si ruppe un piede; il
motore della jeep non riusciva a mettersi in moto perchè il freddo impediva al carburante di alimentare il motore. L’autista stava male, era quasi in coma ma fortunatamente i pastori della zona, li trovarono e riuscirono a soccorrerli salvandoli da un esito incerto.
Secondo gli esperti, il mastino tibetano è in pericolo di estinzione anche se ne esistono ancora numerosi esemplari. Da un punto di vista biologico, perdere il mastino tibetano equivarrebbe all’estinzione della
tigre o del panda. Tuttavia, occorre sottolineare che la definizione “in pericolo di estinzione” esprime comunque una speranza poiché la specie esiste ancora e bisogna attivarsi non solo per proteggerla ma per
impedire che si degradi e per riportare alla realtà la figura alta e possente del vecchio mastino tibetano. Per procedere nel lavoro di ottimizzazione della razza, Wang Zhankui è dovuto ricorrere a prestiti ingenti valutabili intorno a milioni.
Ha visitato numerosi allevamenti, ha consultato esperti di genetica continuando senza sosta a cercare l’origine del mastino tibetano. Nei dieci anni successivi al 1986 ha recuperato dalle zone pastorali numerosi esemplari come “fiume Yangtze” , “Giallo” , “Drago” , “Su Mang” , “Il re leone” , “Lupo” , “Champion” oltre ad una dozzina di individui eccellenti e femmine pronte per l’accoppiamento.
Wang Zhankui ha seguito le nuove generazioni per individuarne la stabilità del gene e formulare nuovi standard qualitativi. “Il duro lavoro ripaga” dice e dopo sette anni di instancabile e onorevole attività , è in grado di presentare agli amici “Rosso” , “Nene” , “Nera” , “Patton” , “Segreto”, “Dragon” , “Silver Dragon” , “Centrale”..solo per citare alcuni degli esemplari più rappresentativi.
La ricerca è stata gratificante ma ha richiesto ingenti investimenti finanziari e ora ci si ritrova di fronte a forti difficoltà economiche che inducono a cercare nuove fonti di finanziamento.
È difficile anche solo far fronte alle necessità alimentari di cani e uomini.
Poche persone possono comprendere veramente a quali sforzi, fatiche e privazioni si siano sottoposti Wang Zhankui e la sua squadra.
Nell’agosto 2002 muore “Su Mang” e nell’ottobre 2004 è la volta di “Re Leone”.
Secondo le consuetudini i due cani vengono cremati e le loro ceneri conservate nella tomba dalle caratteristiche linee architettoniche cinesi. In quell’occasione Wang Zhankui ha dichiarato che “quello è stato un momento emotivamente molto difficile da superare. Non è stato facile lasciare andare due amici che tanto hanno contribuito a salvare la specie del mastino tibetano.”
Al Centro di Ricerca il Sig.Andrea Nocera ne ha visto la tomba, contraddistinta da due torri d’avorio, quasi a ricordare il grande spirito di questi cani.
L’introduzione di “Su Mang” e “Re Leone” nell’allevamento, ha permesso di gettare il seme di generazioni future in tutto il nord e il sud e ha individuato in Wang Zhankui il primo sostenitore della
comunità per il mastino tibetano riconosciuto da regolare pedigree.
All’inizio del 2006 sono state fatte numerose ricerche sul mastino all’interno della città di Lhasa e il lavoro svolto dal Centro di Studi ha contribuito a dare segnali positivi per il futuro.
Nel 1999 Wang Zhankui organizza, a Gongyi City nella provincia di Henan, la prima mostra mercato del
mastino tibetano alla quale partecipano 10 province del Paese e più di 70 persone. L’incontro ha come obiettivo quello di portare all’attenzione della gente del posto l’importanza dello sviluppo e del diffondersi della cultura del mastino.
Nel Centro di Ricerca, l’allevamento di mastini può contare su ottimi esemplari e all’inizio del 2005 il presidente Qingdao ha dichiarato che le vendite risultano in notevole aumento e che il 60% di tale aumento è destinato oltre confine.
L’attività svolta nella provincia di Henan ha aperto la strada alla conoscenza del mastino tibetano non solo all’interno del paese ma anche all’estero.
Nel corso degli anni, al fine di garantire la stabilità genetica, per ogni maschio venduto viene consegnato un duplicato del suo certificato genealogico dal quale risulta la discendenza paterna e materna per tre
generazioni.
Nel novembre del 2004 Wang Zhankui, grazie ai suoi esemplari del Centro di Lhasa, ha effettuato numerosi accoppiamenti utili per giungere al ritorno del vero mastino tibetano.
Wang Zhankui è stato sicuramente il primo ad acquisire ampie e solide conoscenze circa l’origine di questa razza. Gli amanti di questo cane gli devono molta riconoscenza perchè è grazie ai suoi sforzi ed alle sue ricerche se oggi possono apprezzare le qualità originarie di una razza che ha rischiato di scomparire.
Dopo 20 anni di attività, il Centro Ricerche di Wang Zhankui ha lavorato su centinaia di esemplari e si è guadagnato la fama di Centro nazionale più antico ed efficiente del Paese.
Ogni anno esso è visitato da moltissimi amanti del mastino tibetano sia nazionali che stranieri.
L’allevamento esistente al Centro è considerato, a livello mondiale, una vera e propria “boutique” del cane ove si possono apprendere numerose informazioni utili per comprendere tutti gli aspetti di vita del
mastino.
L’allevamento è diventato quindi un vero e proprio “business”, un settore in crescita in grado di portare utili contributi allo sviluppo di nuove imprese operanti nel settore.
Infatti si sono sviluppate nuove attività connesse alla salute degli animali domestici, alla loro cura e bellezza, alla loro alimentazione.
I benefici sociali ed economici sono stati impressionanti.
Il governo centrale ha ovviamente molto incoraggiato l’attività di Wang Zhankui e molti leader a livello
provinciale e comunale ne hanno visitato il Centro di Ricerche.
Questa attività, han detto, “ha anche altri aspetti positivi; non è inquinante, tende a proteggere l’ambiente
e aiuta a affrontare annosi problemi ecologici rimasti irrisolti per anni”.
Attualmente il più grande desiderio di Wang Zhankui è quello di far conoscere al mondo intero questa razza presentandola come un evento spettacolare. Mentre il mastino tibetano nasce come cane da guardia, gli Stati Uniti lo hanno già trasformato in un cane da lavoro mentre il sogno di Wang Zhankui è di portarlo ad essere un cane domestico, da compagnia.
Così l’attività di Wang Zhankui si è diversificata, infatti è iniziata per salvare la razza dall’estinzione, è proseguita nella tutela dell’ambiente e sta continuando come sviluppo di una risorsa.
L’idea principe di Wang Zhankui è che il futuro del mastino tibetano è strettamente legato alla sua protezione da parte dell’uomo; solo così potrà sopravvivere, solo se l’uomo diventerà consapevole del suo ruolo nella protezione del cane.
Wang Zhankui ha ricevuto per la sua attività numerosi riconoscimenti, non ultimo quello conseguito in Cina nel 2005.
Nonostante i suoi 60 anni di età, la sua ambizione e tenacia nella protezione del mastino tibetano non sono diminuiti anzi egli si sta ulteriormente impegnando per impostare nuovi centri di ricerca da inserire
nel piano di sviluppo quinquennale.
Egli è convinto che la strada da percorrere sia ancora molto lunga e difficile ma la sua determinazione a proseguire non conosce ostacoli!



Andrea Nocera
con la collaborazione e libera traduzione del testo Franca Calissano,
un particolare ringraziamento al Sig. Wang Zhankui per averci fornito importanti informazioni e raccontato la sua storia.
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