LA TENDA TIBETANA: GHER o YURTA
Fin dalla notte dei tempi, le tribù nomadi di pastori del Tibet hanno utilizzato ed utilizzano tutt’ora, questo tipo di abitazione mobile, simbolo della tradizione e della cultura Tibetana.
Questa popolazione nomade, originaria della zona tra la Siberia e la Mongolia, è composta principalmente da pastori che vivono in funzione dei loro animali e che si spostano a seconda della stagione; così, in estate, portano gli animali nei Jailoo (alti pascoli) sulle montagne, mentre in inverno tornano verso le valli, per cercare protezione dal freddo e dalla neve.
La salvezza e la vita dei nomadi Tibetani infatti, dipende ancora oggi dallo stato di salute e dalla quantità dei loro animali, soprattutto dei cavalli e dei cani , ai quali sono profondamente legati.
Questo rispetto nei confronti degli animali, ha una forte valenza non solo funzionale ed ecologica ma anche simbolica poiché discende dalla cultura Buddista e cinese.
La tenda ha forma circolare ed è costruita in legno – quindi smontabile e facilmente trasportabile – e la sua struttura è stata pensata per far sì che si sostenga da sola senza bisogno di altri elementi che la sorreggano.
Occorre però ricordare, tra l’altro, che questo tipo di abitazione è stato progettato pensando anche e soprattutto alle estreme condizioni climatiche di quell’area, alle quali deve saper resistere.
La tenda è stata quindi progettata per proteggere i suoi abitanti, dal freddo in inverno e dal caldo in estate e dai disagi causati dal vento ( di qui la spiegazione della sua forma circolare che, in quanto tale, offre meno punti di resistenza alla forza del vento).
Il vantaggio di questo tipo di abitazione è che può essere smontata, spostata e assemblata in un tempo relativamente breve, permettendo così ai nomadi di sentirsi sempre a casa, nonostante i chilometri percorsi.
L’unica apertura è la porta d’entrata, sempre rivolta verso sud.
La Gher o Yurta, ha un valore simbolico, rappresenta un piccolo tempio sacro.
Per poter accedere al suo interno, occorre seguire un rituale religioso ben preciso:
si entra muovendo sempre e soltanto il piede destro;
varcata la soglia, bisogna sedersi senza procedere oltre poiché non è consentito passare tra i due pilastri centrali che indicano il legame tra il cielo e la terra.
Gli ospiti siedono sempre a destra e gli anziani di fronte.
I tappeti in feltro, finemente ricamati, adagiati sul terreno e appesi alle pareti, hanno la funzione di mantenere costante la temperatura all’interno della tenda.
Le strisce di stoffa e i”ciuffi”(Nappe) appesi alle pareti, sono un segno identificativo della famiglia che abita la tenda e servono a differenziarla dalle altre.
Le tende sono molto importanti nella vita dei pastori tibetani che ne hanno ideato di diverse forme e dalle diverse funzionalità , come le tende in pelle di Yak , le tende di stoffa o le tende di lana .
Al centro della tenda solitamente vi è posizionata una stufa che serve per riscaldarla e per la cottura giornaliera di latte, tè al burro e bollito .
Il combustibile che viene usato per alimentare il fuoco è lo sterco di vacca o di yak che, non solo lo alimenta ma che , con il suo odore forte, simile al carbone, tiene lontani insetti e zanzare che, nel periodo estivo, risultano essere molto fastidiosi.
In un campo nomade le tende sono situate a circa 60 yarde le une dalle altre.
Cosicchè la vita di ogni singolo gruppo famigliare è costantemente sotto gli occhi dei vicini che, come in tutte le piccole comunità, sono curiosi e pettegoli.
Non ci sono nè muri nè recinzioni, ogni famiglia vive in modo indipendente, in estrema libertà e, se non fosse per la presenza dei cani, tutti sarebbero alla mercé dei più noiosi, impiccioni o curiosi.
Ma i cani funzionano meglio di ogni altra recinzione!
Infatti la socializzazione ed ogni possibile incontro, avvengono solo se voluti…se autorizzati….è come se occorresse sempre un permesso…e questo particolare permesso viene espresso indirettamente agendo sui cani.
In sostanza, se uno non vuole essere disturbato, finge di non sentire l’abbaiare incessante dei cani, non li richiama…..questo comportamento risulta essere un linguaggio non verbale dal quale l’interlocutore capisce che l’interessato non ha piacere di essere disturbato in quel preciso momento.
Al contrario, se esce e chiama i cani, è sintomo che la visita è gradita e l’ingresso viene quindi consentito.
Nel pieno rispetto della libertà di ognuno, questo sistema funziona meglio dei moderni campanelli!!


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