Il ruolo del cane nella società nomade tibetana presenta molti aspetti, alcuni ovvi che come tali compaiano anche in altre società, come ad esempio l’aiuto nella caccia, il fare la guardia, e altri che risultano tutt’altro
che ovvie.
Questi ultimi si riferiscono alle integrazioni sociali ed allo sviluppo dell’affettività all’ interno del gruppo.
In ogni caso il ruolo del cane è sorprendentemente importante e merita attenzione.
È opportuno, però fare una rapida analisi di come il cane venga considerato all interno di altre culture per apprezzare meglio l’atteggiamento tibetano.
In molte società asiatiche il cane viene disprezzato e letteralmente emarginato, spesso considerato come un soggetto che gira tra i rifiuti e si ciba di carogne. Così risulta in modo particolare dove l’infedele (il
miscredente)è definito”cane”. Ma anche in Cina la situazione è deplorevole: ad eccezione dei cani di razza che diventano un bene di lusso, indice di alto stato sociale ,e di quei cani che vengono allevati e fatti ingrassare per farne cibo, tutti gli altri vivono veramente una vita miserabile.
I cinesi hanno molte esclamazione negative che iniziano con la parola”cane”e quelli che vivono nella zona tra Cina e il Tibet amano offendere i tibetani chiamandoli”quei cani barbari”.
Tra i tibetani invece, il cane e ben considerato, menzionato nelle tradizione, nei simboli e nella vita reale.
L ‘anno del cane e un anno prosperoso e ,fra i dodici animali che contraddistinguono il nome dei
mesi, quello del cane, insieme a quello della tigre e del cavallo, è di massimo auspicio.
In alcune danze religiose sono permesse solo maschere a sembianza di cane.

È stato scritto che”quando i tibetani acclamano un loro capo ,essi ululano(latrano)come dei cani”. Così pure è stato scritto che “i tibetani non dimostrano alcun imbarazzo quando per salutare, mostrano la lingua così come il cane lecca le mani in segno di affetto nei confronti delle persone che ama”. Ciò non vuol dire che si paragonino ai cani!tutto ciò vuol solo significare che popolo ama i cani e li rispetta.
Come tutti quelli che considerano i cani come soggetti ben individuati e non come anonimi animali, i tibetani attribuiscono un nome ai loro cani.
Per confermare l’ importanza del popolo tibetano attribuisce al cane, alcuni dei loro nomi sono formati con i nomi delle principali divinità!Ad esempio Sang srGyas (il cappuccio di BUDDA).
Questo comportamento di rispetto e di accoglienza è ancor più sentito fra i popoli nomadi dell’altopiano tibetano.
Molta cura è riservata ai cuccioli. Un proverbio dice: “le tre principali risorse della terra sono il giovane, il
suo cavallo ed il suo cane”.
I tibetani hanno un’ alimentazione povera ma non mangiano i cani anzi la sola idea li fa inorridire. A
questo proposito hanno coniato un epiteto che conferma i loro buoni sentimenti verso i cani e quelli più
disdicevoli verso il popolo cinese che definiscono in modo dispregiativo”khyii SHa ZamKHan”mangiatori di carne di cane.
I cani non sono allevati per la loro pelliccia o per essere venduti,sebbene le pelli di quelli che sono morti per morte naturale o uccisi dai nemici,possono essere proposte in vendita e solo occasionalmente un
nomade vende il suo cane e, se lo fa, è sempre per un ottimo prezzo e comunque più per fare un favore che per trarne guadagno. A nessun nomade verrebbe comunque in mente di diventare un commerciante di
cani. Ad eccezione di alcuni cani usati nella caccia ,essi non danno contributi significativi ai loro proprietari.
Nessun cane è usato negli spostamenti. Quando il gruppo si muove nulla è richiesto al cane se non di muoversi con le sue zampe. Eccezionalmente i cuccioli possono essere caricati insieme alle altre cose e trasportati in apposite ceste.
Quindi le due funzioni principali sono la caccia e fare la guardia. Ma oltre a queste divinità ovvie,ce ne
sono altre meno ovvie ma forse di grande importanza per i tibetani.
I cani garantiscono la privacy e le distanze sociali in situazioni in cui la prima che la seconda sono
necessità sentite. Essi contribuiscono a formare lo stile di comportamento dei bambini dell’accampamento
e hanno significativa influenza sulla formazione del loro carattere.
Inoltre,se è vero che esso è una delle tre risorse della terra,contribuisce a smorzare un po’ la differenza fra
il giovane ed il suo cavallo collocandosi in una posizione intermedia.
Il ruolo assunto dei cani nella caccia è stata di grande importanza più nel primo periodo della storia
tibetana che non oggi,infatti la presenza dei SHa KHyi(cani da posta,cani da caccia)è fortemente
diminuita anche se alcuni di essi portano il nome di WA KHyi(cane da volpe).
D’altro canto i cani da guardia (Srung KHyi)0 sGOKHyi(cane da porta)sono molto presenti fra i gruppi di
pastori nomadi.
Non c’è tenda che non ne abbia almeno due .Il loro numero può arrivare anche a più di venti .in un
piccolo accampamento di sei tende vidi 21 cani,circa 3 per tenda!Ce n’erano di due tipi:il vero mastino
tibetano(abbastanza raro tra l’altro)e un altro altrettanto feroce.
Il Mastino tibetano sang KHyi , è considerato quello dir azza pura e rappresenta per chi lo possiede una
sorta di status symbol; è difficile trovarne uno da acquistare ed il solo prezzo equivale a quello per un
buon cavallo. La loro caratteristica è il latrato, forte e potente.
Durante il giorno essi controllano il perimetro dell’accampamento come un branco. I cani che appartengono ad una specifica tenda non se ne allontanano facilmente e qualunque altro cane le
si avvicina troppo si troverebbe di fronte a cani nemici piuttosto che agli amici di branco ed in serio pericolo.
I cani fanno si che nessuno possa avvicinarsi ai confini del campo senza che il suo arrivo passi inosservato o ”inudito”,a meno che non si arrivi a cavallo e si sia esperti cavallerizzi.
Un uomo a piedi può usare pietre e bastoni per difendersi o l ‘ impugnatura della sua spada e quindi dovrebbe affrontare un corpo a corpo che lo vedrebbe in serio svantaggio e pericolo. L’uomo a cavallo può invece usare la corda e farla roteare nell’aria creando un cerchio vitale intorno a sé
ed al suo cavallo. Qualunque corda va bene ma non più lunga di 12 piedi, perché oltre questa lunghezza non è più maneggevole e non si riuscirebbe a mantenere attivo il cerchio di sicurezza .

Il malcapitato deve
badare a non colpire i cani, non tanto per non ferirli ,ma per non interrompere il cerchio permettendo così
agli altri cani di attaccare. Con questa tecnica egli può tenere a bada i cani in attesa che qualcuno arrivi per farlo entrare e/o per richiamare i cani.
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