Se il molosso tibetano originale -si dice- è estinto, la versione attuale pare derivi da incroci tra alcuni cani di vario tipo rimasti. Questa premessa sulla storia della razza in epoca moderna è la spiegazione indotta per far coincidere la descrizione del mastino del Tibet contemporaneo, giacché lo standard è stato redatto in occidente (nel 1930 in Inghilterra)
Il moderno mastino,infatti presenta la variabilità dei modelli importati dal Tibet e dall’Himalaya nel primi decenni del novecento. La varietà sui luoghi d’origine,stando alle testimonianze,si contano numerose e vengono denominate do khyi, naj khji, tsang khy i o sang khyi. A queste si aggiungono altri tipi di molosso del Tibet e dintorni,ossia il Bancara in india ,il Bisben in Himalaya, Bhote o Bhotea in Nepal.
In Tibet il mastino tibetano viene chiamato “DO KHYI “ (variamente tradotto come “guardia di porta”, ”guardia di casa”0 “cane legato” spiega come questo cane veniva impiegato a guardia e protezione delle tende, degli insediamenti e delle greggi, legati di giorno alla catena e tenuti in libertà la notte.
In quantità maggiore il Tibetan Mastiff è identificato mediante due modelli sostanziali, vale a dire il tipo mastiff ”tipo pesante” ovviamente più molossoide corrispondente al “tsang khyi” descritto generalmente più alto, più pesante e di ossatura più robusta storicamente allevato principalmente per la guardia ai monasteri e alle proprietà dei nobili.
Il mastino del Tibet pesante trova concretezza scientifica soprattutto dalle testimonianze effettivamente constatabili negli esemplari contemporanei, pur nella variabilità esistente. La foto storica ritrae una persona orientale, con i costumi tipici del tempo, intenta a posare un’impressionante esemplare di Tibetan Mastiff. Si tratta della più pregevole testimonianza iconografica non archeologica a disposizione per stimare la realistica esistenza del mastino tibetano pesante in grado di proseguire nel tempo.
L’opposto è il “tipo pastore” ,corporatura più leggera, perciò meno molossoide, più agile, allevato e utilizzato nelle zone pastorali (si dice che un mastino tibetano sia capace di conservare fino a 400 capre).